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Nella pelle del bambino la mancanza della componente lipidica intercellulare provoca una ridotta adesione delle cellule che compongono l’epidermide; questo fenomeno determina un aumento della perdita di acqua transcutanea ed espone il bambino ad una disidratazione precoce.
Anche la giuntura dermo-epidermica risulta molto più fragile rispetto a quella di un soggetto adulto.
Le dimensioni dei corneociti variano in relazione alle diverse zone corporee e all’esposizione ambientale. I corneociti più piccoli sono presenti delle zone con turnover cellulare molto rapido e si riscontrano soprattutto nelle aree non protette da indumenti; invece, i corneociti di dimensioni maggiori, sono associati a zone a desquamazione più lenta.
Il derma è molto sottile e meno denso di fibroblasti rispetto a quello di un soggetto adulto; in genere nei bambini è molto difficile distinguere il derma reticolare da quello papillare. Le fibre di elastina iniziano ad essere prodotte solo dopo la nascita e raggiungono la piena maturazione all’età di tre anni. La matrice dermica subisce notevoli cambiamenti nel corso del tempo; infatti il contenuto di acqua, glicerolo ed acido jaluronico tende a ridursi mentre la concentrazione di dermatan-solfato aumenta.
Il sistema vascolare sanguigno non è ben definito alla nascita ed impiega circa 14-17 settimane per completare la sua maturazione in tutti i distretti cutanei. Il derma papillare contiene una fitta rete disorganizzata di vasi sanguigni, i quali possono conferire alla pelle del neonato un aspetto eritematoso anche in condizioni sane.
Le ghiandole sebacee si sviluppano dopo 18 settimane dalla gestazione e, sotto stimolo degli androgeni materni, iniziano fin da subito a produrre una sostanza lipidica complessa, denominata “vernix caseosa”, costituita per circa l’80% da acqua, per un 10% da proteine e per il rimanente da acidi grassi a catena ramificata, colesterolo e ceramidi.
La “vernix caseosa” appare come una patina dalla consistenza cremosa e dal colore bianco-giallastro che avvolge completamente la pelle del neonato interfacciandosi con le cellule dell’epidermide; spesso viene definita come “la fase mobile” dello strato corneo.
Durante la gestazione questa sostanza ha il compito formare un’interfaccia protettiva tra il neonato ed il liquido amniotico, prevenendo i processi di ossidazione, di infezione microbica e di macerazione cutanea. Sebbene non sia del tutto chiaro, si ritiene che la vernix caseosa possa inoltre svolgere un ruolo fondamentale nello sviluppo del microbiota intestinale del nascituro.
Subito dopo il parto, la vernix caseosa limita la disidratazione della pelle del neonato, favorendo quindi il graduale passaggio dall’ambiente intrauterino a quello esterno. Questo film idrolipidico trattiene la chimotripsina endogena e migliora notevolmente la capacità di difesa della barriera epidermica del neonato nei confronti di sostanze tossiche e di microrganismi. Inoltre la vernix caseosa favorisce il pH acido della pelle e svolge importanti funzioni antiossidanti e di termoregolazione.
Sebbene vi siano ancora pareri discordanti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda di eseguire il primo bagno neonatale solo dopo 6 ore dalla nascita in modo da permettere alla vernix caseosa di completare il suo ruolo prima di essere eliminata. Infatti è stato scoperto che i neonati a cui è stata lasciata intatta questa barriera protettiva mostravano una migliore idratazione della pelle ed un pH cutaneo più basso.
In condizioni naturali la vernix caseosa si riassorbirebbe dopo un paio di giorni della nascita, ad eccezione di alcune aree (es. pieghe del corpo) dove potrebbe persistere per qualche giorno in più.
Sotto l’influsso temporaneo degli ormoni androgeni trasmessi dalla madre al neonato durante la gravidanza, si osserva un incremento nell’attività delle ghiandole sebacee nella prima settimana dopo la nascita. Talvolta, soprattutto nei neonati di sesso maschile, l’iper-stimolazione delle ghiandole sebacee può favorire la comparsa di fenomeni acneici (acne neonatorum) che possono persistere per circa 3 mesi. Tuttavia, dopo 6 mesi dalla nascita, il contenuto di sebo risulta drasticamente inferiore rispetto a quello riscontrato nei soggetti adulti; solo verso la pubertà le ghiandole sebacee raggiungeranno la loro piena maturazione ed inizieranno a produrre quantità ottimali di sebo.
La scarsa presenza di sebo nella pelle del neonato ne limita la resistenza alle sollecitazioni meccaniche e agli agenti esterni (es. microbi, sostanze tossiche, ecc.). In particolare l’alcalinizzazione indotta dal contatto prolungato, a causa dell’uso del pannolino, con l’urina e con le feci porta a sviluppare velocemente fenomeni irritativi ed infiammatori. È quindi di fondamentale importanza proteggere la pelle del neonato con prodotti emollienti e lenitivi al fine di prevenire l’insorgere di questi sintomi.
La TEWL (perdita di acqua transcutanea) nel neonato dimostra una elevata variabilità nelle prime due settimane dal concepimento. In genere si osserva un incremento del valore della TEWL nelle prime ore dopo la nascita seguito da un progressivo decremento fino a raggiungere valori simili riscontrati negli individui di età adulta. Questa diminuzione della TEWL sembra correlata all’essiccazione della pelle del neonato a causa del contatto con l’ambiente esterno.
In genere valori aumentati di TEWL si osservano nei neonati prematuri, i quali presentano uno scarso controllo della temperatura corporea. Questa condizione determina una più rapida perdita di calore e, di conseguenza, un aumento dell’evaporazione dell’acqua dalla pelle.
È estremamente importante conoscere il parametro della TEWL di un neonato poiché permette di comprendere la qualità della barriera cutanea. Neonati che presentano valori di TEWL troppo elevati hanno un rischio maggiore di incorrere in fenomeni irritativi cutanei ed un incremento potenziale della tossicità (locale e sistemica) correlata all’applicazione di prodotti topici.
Nella pelle del neonato il contenuto di acqua aumenta nelle prime 2-4 settimane per poi stabilizzarsi; i livelli più elevati di idratazione si riscontrano nei neonati di età compresa tra le 6 settimane e i 6 mesi.
In genere la pelle dei bambini tende ad assorbire maggiori quantità di acqua rispetto a quella degli individui adulti ma, al tempo stesso, si disidrata con più rapidità. La maggior capacità di assorbimento può essere spiegata dal contenuto più elevato di NMF nello strato corneo rispetto a quello riscontrato nella pelle dei soggetti adulti; mentre la più alta disidratazione può essere correlata alle differenze nella composizione lipidica del sebo che non assicurerebbe un ottimale effetto barriera sulla pelle.
I prodotti cosmetici per la pelle del neonato e per la pelle del bambino sono molto differenti da quelli utilizzati in età adulta.
Occorre comprendere con precisione le caratteristiche dei vari prodotti cosmetici prima di applicarli sulla pelle in quanto possono provocare danni importanti al neonato o al bambino.
La pelle del bambino essendo molto delicata necessita di particolari accortezze nell’uso dei detergenti per prevenire potenziali fenomeni irritativi o reazioni immunitarie. In particolare si predilige l’uso degli olii da bagno rispetto ai bagnoschiuma in quanto formulati con tensioattivi secondari più delicati. Si procede ad un lavaggio con acqua tiepida (35-36°C) per circa 5 minuti, si aggiunge l’olio da bagno e si continua il lavaggio per altri 5-10 min.
Per favorire il recupero della barriera epidermica del neonato si consiglia di aggiungere dell’amido all’acqua. È di fondamentale importanza che il pH della soluzione acquosa si avvicini a 5,5; infatti valori di pH troppo elevati favoriscono la colonizzazione microbica mediata soprattutto da batteri Propionibacterium.
Lo shampoo ideale per la pelle dei bambini deve essere formulato con tensioattivi secondari, avere un pH compreso tra 6 e 7 e non essere irritante a contatto con gli occhi.
Si consiglia l’utilizzo di shampoo non schiumogeni in quanto le sostanze aggiunte per ottenere questo effetto risultano particolarmente irritanti per la pelle del bambino. I lavaggi quotidiani sono fortemente sconsigliati poiché potrebbero favorire la comparsa di fenomeni irritativi cutanei essendo il contenuto di sebo sui capelli del bambino estremamente ridotto.
L’utilizzo di saponi a base di sali di acidi grassi è fortemente sconsigliato in quanto in soluzione acquosa innalzano il pH fino a 10 e possono provocare alterazioni del microbiota cutaneo nel bambino; per questo motivo è preferibile impiegare saponi derivati da tensioattivi sintetici secondari o poco aggressivi.
Si consiglia di associare olii emollienti (naturali o sintetici) per limitare ulteriormente il potenziale sgrassante dei saponi. A causa delle potenziali reazioni allergiche è preferibile non utilizzare prodotti contenenti allergeni, profumi ed olii essenziali sulla pelle del bambino.
Negli ultimi decenni si è assistito ad un incremento nell’utilizzo dei latti detergenti per la pulizia della pelle dei neonati e la pelle dei bambini. Questi prodotti offrono sicuramente dei vantaggi in termini di dermo-compatibilità in quanto si presentano come emulsioni fluide O/A formulate con tensioattivi estremamente delicati (es. non ionici, anionici).
L’utilizzo dei latti detergenti a base di oli vegetali e privi di composti allergizzanti è indicato in presenza di dermatiti da contatto (es. dermatite da pannolino) poiché favorisce il recupero fisiologico della barriera cutanea.
Le salviettine monouso sono state concepite come alternativa ai metodi di pulizia e di igiene tradizionali per la pelle del bambino.
Per favorirne ulteriormente l’utilizzo molte aziende cosmetiche hanno realizzato delle salviette monouso impregnate con soluzioni acquose o emulsioni fluide. In questi casi, sebbene il supporto in tessuto renda pratico l’utilizzo giornaliero, questi prodotti possono contenere elevate concentrazioni di antimicrobici e quindi risultare potenzialmente irritanti per la pelle del bambino. Bisogna inoltre puntualizzare che l’azione abrasiva della salvietta può ridurre drasticamente la barriera cutanea e favorire il passaggio di molecole allergizzanti all’interno della cute.
Salviette ad alto contenuto in sostanze oleose non sono idonee come metodo alternativo di pulizia poiché tendono a scivolare sulle contaminazioni fecali e non puliscono correttamente la pelle del neonato o del bambino. Inoltre alcuni studi clinici hanno dimostrato che la presenza di oli minerali in questi prodotti può modificare la composizione del sebo e favorire lo sviluppo di infezioni da Candida albicans.
Si consiglia quindi di leggere attentamente gli ingredienti in etichetta per limitare l’insorgere di queste complicanze e di utilizzare salviette monouso di alta qualità, formulate per la pelle dei neonati ed aventi una buona capacità di tamponare il pH cutaneo.
In caso di dermatiti da contatto, arrossamenti o processi infiammatori è preferibile impiegare emulsioni A/O oppure unguenti privi di acqua per ottenere un migliore effetto protettivo contro l’azione irritativa dell’urina e delle feci. Tuttavia se correttamente formulate con particolari ingredienti lenitivi (es. allantoina, vitamina E, zinco, ecc.) le emulsioni O/A si possono sostituire alle precedenti.
Durante i mesi invernali si consiglia l’utilizzo di creme barriera specificatamente formulate per la pelle dei bambini; in genere questi prodotti presentano un’alta concentrazione di vaselina o di altre sostanze emollienti naturali (es. burro di karité, cera d’api, olio di oliva, ecc.).
L’uso delle polveri, come per esempio il talco, è sconsigliato in quanto presentano un potenziale rischio sia di tipo inalatorio che abrasivo.
La protezione dalla radiazione solare riveste un ruolo importantissimo in età neonatale ed infantile.
L’esposizione al sole durante l’infanzia è considerato un fattore di rischio per lo sviluppo di tumori alla pelle in età adulta; in particolare vi è una correlazione diretta tra le ustioni solari in età prepuberale e l’insorgenza di melanoma dopo 10 o 20 anni.
Per prevenire la genesi di queste terribili malattie occorre proteggere efficacemente la pelle del neonato e del bambino non solo con i vestiti ma anche con prodotti cosmetici opportuni. In genere la maggior parte dell’abbigliamento permette di ottenere una copertura solare paragonabile a filtri SPF 30; tuttavia esistono indumenti protettivi studiati appositamente per raggiungere gradi di protezione solare molto superiori. L’utilizzo di creme antisolari è fortemente consigliato e, per ottenere la massima efficacia, occorre attenersi alle istruzioni presenti in etichetta ed applicare il prodotto con regolarità durante l’arco della giornata.
Molti ricercatori concordano che i bambini di età inferiore ai 6 mesi non dovrebbero essere esposti alla luce solare diretta in quanto la loro pigmentazione e il loro sistema di termoregolazione cutanea non sono ancora efficacemente funzionali.
Dal punto di vista formulativo si devono prediligere prodotti antisolari con schermi UVA e UVB sottoforma di emulsioni dense o fluide; l’uso di spray contenenti nanoparticelle di ZnO e TiO2 sono sconsigliati per la pelle del bambino in quanto queste particelle potrebbero essere inspirate.
Laurea Specialistica in Farmacia
Master in Naturopatia e Terapie Complementari
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