L’astaxantina è una molecola lipofila antiossidante, termostabile e di colore rosso; appartiene alla classe dei carotenoidi e viene sintetizzata da parte di numerosi batteri, microalghe e lieviti. In natura è presente nell’olio ricavato dal crostaceo di Euphausia superba, nota come krill antartico.
In genere la produzione commerciale di astaxantina avviene per sintesi chimica, tuttavia sempre più aziende stanno estraendo queasta molecola da una particolare microalga denominata Haematococcus pluvialis.
Secondo quanto riporta la letteratura “non scientifica”, l’astaxantina dovrebbe:
– Limitare fortemente i processi infiammatori osteoarticolari
– Ridurre lo stress ossidativo nel sangue
– Prevenire la cataratta o altre retinopatie
– Migliorare il sistema immunitario
– Prevenire le malattie cardiocircolatorie
– Ridurre il rischio di infezione da Helicobacter pylori
MA IN REALTA’ L’ASTAXANTINA A CHE COSA SERVE?
La principale proprietà farmacologica in vitro dell’astaxantina è quella antiossidante.
Alcuni studi clinici hanno infatti dimostrato che questa sostanza è dotata della più alta attività antiossidante rispetto ad altre molecole tra cui: il β-carotene, l’α-tocoferolo, il licopene e la luteina. Dal punto di vista biochimico l’isomero cis-astaxantina, in particolare l’astaxantina 9-cis, sembra avere una potenza antiossidante molto più elevata rispetto all’isomero all-trans.
Purtroppo, nonostante le martellanti informazioni trasmesse da un
marketing estremamente aggressivo, ad oggi le reali proprietà farmacologiche
sull’uomo dell’astaxantina non sono poco conosciute.
COSA DICONO GLI STUDI CLINICI?
Purtroppo i principali studi clinici non hanno evidenziato alcun miglioramento della salute dopo l’assunzione di astaxantina anche dopo diversi mesi di utilizzo.
35 pazienti sono stati arruolati in uno studio randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo della durata di 8 settimane per valutare i potenziali benefici ed effetti collaterali del trattamento con astaxantina. 19 pazienti hanno assunto 6 mg di astaxantina al giorno. Alla fine dello studio non sono state rilevate modifiche significative nel metabolismo e nell’esame emocromocitometrico; quindi l’integrazione di astaxantina si può considerare sufficientemente sicura ma non ha apportato modifiche in termini di risultati terapeutici.
Un altro studio clinico randomizzato con placebo, in doppio cieco e condotto su 61 pazienti con trapianto renale, ha dimostrato che l’assunzione per 12 mesi di 12 mg/die di astaxantina non porta alcun beneficio per la salute. In particolare questa integrazione non ha avuto alcun effetto sulla rigidità arteriosa, sullo stress ossidativo e sull’infiammazione.
Un altro studio clinico randomizzato in doppio cieco e controllato con placebo su 34 volontari affetti da acne vulgaris, ha dimostrato che l’integrazione di 4 mg/die di astaxantina associata alla terapia topica con isotretinoina 0,025% o clindamicina 1,2% non porta alcun beneficio al paziente.
In una revisione sistemica e una meta-analisi di studi randomizzati e controllati con placebo, è stato dimostrato che l’assunzione di astaxantina non ha alcun effetto sulla modifica del profilo lipidico nel sangue ma può, in misura molto limitata, avere un effetto ipoglicemizzante.
L’ASTAXANTINA PUO’ ESSERE DI AIUTO PER LA SALUTE?
Voglio comunque precisare che qualche studio clinico in piccola scala ha messo in luce alcune potenziali proprietà dell’astaxantina per la salute umana.
L’assunzione per 28 giorni di 4 mg/die di astaxantina ha migliorato in modo statisticamente significativo le prestazioni nelle prove a cronometro in bicicletta.
Uno studio clinico randomizzato con placebo e condotto in doppio cieco su 30 uomini, ha dimostrato che l’assunzione di 16 mg/die di astaxantina per 3 mesi può favorire sui parametri dello sperma e migliorare sensibilmente l’infertilità maschile.
DOSAGGI PER L’INTEGRAZIONE ALIMENTARE
Dal punto di vista tossicologico sembra che l’astaxantina sia sicura ma non è ancora stata stabilita una dose giornaliera raccomandata.
Secondo le raccomandazioni approvate in diversi paesi, i dosaggi possono variare da 2 a 24 mg/die.
L’autorità europea per la sicurezza alimentare ha recentemente proposto il dosaggio di 2 mg/die come riferimento per l’integrazione.
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